domenica 30 novembre 2008

Cromatismi nei film

Spesso, durante la visione di un film, nel percorso di immedesimazione che il cinema opera su di noi, incappiamo in una sensazione di disagio. Più tardi riteniamo tale sensazione legata ad un impressione della visione, facendone un giudizio estetico, però non sapremmo dire da cosa esattamente essa è prodotta, ci sembra che la scelta dei colori, la nitidezza, la gamma dei contrasti...in qualche modo l'insieme dell'immagine, non ci convinca. Finiamo per soprassedere a quell'impressione, non dandogli troppo peso, a meno che essa non sia tremendamente evidente come in molte delle varie fiction televisive. Certo poi c'è da considerare il grado di conoscenza che ci permette una critica delle immagini stesse, diciamo che il mio discorso è abbastanza generalista e superficiale. Ad ogni modo, mi è capitato di incappare in un breve estratto di un'intervista a Tarkovskij, che, come capita solo di rado, ha espresso chiaramente e perfettamente ciò che per me era solo un'impressione, illuminandomi e regalandomi ulteriori spunti di riflessione. Ecco l'estratto:

"Colore (e Bianco e Nero)

Forse occorrerebbe neutralizzare l'effetto troppo attivo del colore alternando quest'ultimo con delle scene monocrome, allo scopo di scaricare, di attutire l'impressione che esso produce nel suo intero spettro. Sembrerebbe che la macchina da presa si limiti a fissare esattamente sulla pellicola la vita reale: perché allora da un'inquadratura a colori spira un sentore di così impensabile, mostruosa falsità? Evidentemente ciò dipende dal fatto che nella riproduzione meccanicamente esatta del colore è assente il punto di vista dell'artista che, in questa sfera, perde il proprio ruolo organizzativo e la possibilità di scegliere. Manca una "partitura coloristica" del film, con una propria logica di sviluppo, tale possibilità è stata tolta al regista dal procedimento tecnologico. Analogamente diventa impossibile un'accettazione personale, selettiva, degli elementi coloristici del mondo circostante. Per quanto ciò possa apparire strano, nonostante che il mondo che ci circonda sia colorato, la pellicola in bianco e nero ne riproduce l'immagine in maniera più vicina alla verità psicologica, naturalistica e poetica di quest'arte che è basata sulle caratteristiche della nostra vita, oltre che dell'udito. In sostanza un autentico film a colori costituisce il risultato di una lotta contro la tecnologia del cinema a colori, oltre che contro il colore tout court."

Per me è stato esaltante poter riconoscere ciò che sentivo da spettatore a volte, in queste parole che sono di chi ha operato nel campo. Riconoscersi in delle parole è certo sempre esaltante e per questo ho deciso di postarle, questo non significa che si debba essere d'accordo. Probabilmente c'è chi la pensa diversamente, mi viene anche da pensare al cinema digitale e a come con esso sia più semplice operare sui colori, ma forse lì ci sono altri problemi. Il punto della questione resta...non trovate?

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