lunedì 1 dicembre 2008

FACCIALIBRO




Noi tutti siamo testimoni, più o meno consapevolmente, dell'incredibile fenomeno di Facebook. Quanti di noi già esistono attraverso di esso e quanti ci affabulano con miriadi di motivazioni che proverebbero l'indispensabilità ontologica del social network più usato da un mese a questa parte, nelle divagazioni internautiche degli italiani. E io, forse come molti di voi, mi ritrovo a vedermi affrancato del bollino dell' a-sociale o a-facebooker, tra l'altro credo ne esista anche un gruppo all'interno del facebook stesso; mio malgrado, però!! Che benché riconosca le mie cattive propensioni che mi spingono a volte ai luoghi più intimi e meno affollati, non mi sento certo identificato dal modello dell'asociale o perlomeno non in tutte le mie manifestazioni. Son certo che anche per voi, che come me non ancora siete su Facebook, è lo stesso; inoltre alcuni di voi, come me ci staranno pensando, perché non farlo? perché non entrare a farne parte?
Di qui adduco, come si suole nel più ardito dei salotti eruditi, in cui si giocano le sorti del mondo, le mie più umili motivazioni verso il no, che mi sono sovvenute come d'incanto stamane appena sveglio (e poi dicono che la mattina non porta consiglio!!):

1) Temo, tra le altre cose, che ci sia il rischio che mi si scopra davvero per quello che sono; chi non ama la sua maschera sociale? chi vorrebbe che tutti sapessero dei suoi spostamenti? Certo non io e credo neanche voi!!Il mito della trasparenza è ciò che forse ci avvicinerebbe di più ad una società sana, ma è anche ciò che più ci allontana dalla nostra essenza di persone. La legge sulla privacy è un vezzo dello stato giuridico, infatti.

2)C'è un detto o forse un proverbio, che recita più o meno "Ognuno si giudica dagli amici che ha"; direi che come tutte le frasi popolari certo conserva un fondo di verità. Se questo resta come assunto ne consegue che l'indice più o meno alto di gradimento e fama che ognuno ha, a seconda di quanti amici possiede in facebook, snatura qualsiasi più o meno legittima capacità di produrre sani PREGIUDIZI sulle persone... un disastro di proporzioni colossali!

3)E ultima, ma non meno importante, tra le motivazioni, è quella che si basa su un principio che credo di aver letto una volta in Pirandello. Egli, se non erro, descrive la sensazione di disagio e di assoluta disapprovazione che afferra l'uomo che si ritrova di fronte alla scena di due suoi buoni amici, che non si conoscevano prima, parlare e che magari proprio lui ha fatto incontrare per la prima volta, quella volta. Erano amici frequentati in ambiti diversi e lui era lì immobile e li stava guardando terrorizzato conversare piacevolmente. Può apparire tale atteggiamento proprio di una persona estremamente egocentrica e gelosa. Ma non è questo a mio avviso, esso è il terrore di fronte all'annullamento della propria frammentazione, del dissolversi in una identità data dalle circostanze di due ambiti diversi che si uniscono. E' banale e improprio dire che ci sono degli aspetti positivi nel fare conoscere i propri amici tra loro, questo lo sa anche l'uomo in questione, ma non toglie il dramma del suo verificarsi. E cos'è facebook se non quest'incubo elevato a prassi?!!

Credo che se voi avete un po' di buon senso, sarete stati pienamente convinti dalle mie pur modeste tesi. Approvandole a pieno e agendo di conseguenza...ovvero come vi è d'uopo...incoerentemente, com'è giusto!... siete subito corsi a guardare se qualcuno vi abbia aggiunto tra i suoi amici! Lasciando queste vaghe parole alla loro bizzarria.
Ma se siete come me e quindi assolutamente colti da spirito di furente contraddizione, resterete fermi nel vostro proposito di non indulgere in queste nuove forme di rilassatezza conviviale.
Poiché chi è savio sa concedersi ai piaceri più vani e multiformi, al contrario chi è folle gode solo nell'ostinarsi nella propria fissazione e non cedere...
..hihiihihiihihihihihiihi!!!

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