venerdì 12 dicembre 2008

Il divo ...e Todo modo



(brevi accenni su Todo Modo: film del 1977 di Elio Petri, narra le giornate di alcuni esponenti di spicco del potere politico economico e mediatico della società italiana di quegli anni, passate nella pratica degli esercizi spirituali gesuitici, chiusi in un edificio costruito su un sito di catacombe, mentre all'esterno in tutta Italia miete vittime una epidemia...)


Pare evidente dalle parole stesse di Sorrentino, la relazione che intercorre tra Todo modo di Elio Petri e Il divo. L'incredibile e irripetibile potenza iconica oltre che narrativa del film di Elio Petri, potrebbe essere pensata come una necessità propria del tema, come Paolo Sorrentino stesso ammette, poiché l'audacia mostrata e forse intrinseca nelle intenzioni dell'autore, nel procedere del suo narrare, è il bisogno di darsi e dare una risposta che si è celata, che è difficile da scovare, che è un percorso e non si arresta all'evidenza di una storia personale narrata, pur nei suoi più oscuri risvolti. La mia forse appare una provocazione, sto in pratica dicendo che raccontare alcuni episodi della storia di Andreotti non basta, ma è Sorrentino stesso a dirlo; egli, come io sto solo sottoscrivendo, si chiede se la sua domanda su Andreotti sia abbastanza, sia il pretesto per narrare ad arte (cioé fino all'indicibile che è proprio dell'arte) la realtà del potere e della politica dal suo concretizzarsi in un tempo e un luogo, come la DC del compromesso storico per Todo Modo o la corrente di Andreotti e la DC stessa degli anni che di poco precedono tangentopoli, al suo dissolversi nella apparente astrazione dei processi che legano ogni comportamento politico o le riflessioni sul potere nell'uomo. Con questo non voglio certo dire che una narrazione che si fermi ai fatti o che ne stabilisca delle relazioni libere, attraverso la disposizione e il montaggio, nel tentativo d narrare la storia di un uomo in un periodo, non possa condurre alla realizzazione di un opera d'arte, tanto più che Il Divo si connota attraverso una scelta di stile e di approccio originale, ma che il coraggio di cercare e di affrontare la propria materia nel modo più appropriato perché sia un capolavoro è "l'audacia" di cui parla Sorrentino rispetto a Petri.... "TODO MODO PAR ABUSCAR LA VOLONTA' DIVINA"...e non di lui stesso. Paragonare i due film è un azzardo a dir poco, come anche dire che IL DIVO è uno dei più grandi film della cinematografia italiana...quest'ultima certo è un'opinione personale. Ma avrei voluto vedere più "audacia", se la prima cosa che viene in mente quando vedi che hanno fatto un film su Andreotti è "dev'essere un film coraggioso"!!!...A mio avviso preoccupato dal pensiero di mostrare l'umanità di una figura così oscura Sorrentino ha dimenticato che essa era e rimane soprattutto una maschera, un personaggio, la pedina di un gioco più grande. Se si pensa all'Andreotti del film ci si risponde che egli è stato un uomo che ha sacrificato la sua umanità alle logiche di potere e alla stretta che il suo possesso aveva su di lui, ma perché è successo, l'analisi o solo il mostrare come agisce il potere negli uomini e che cos'è, questo per me è stato solo accennato, e credo sia questo il fulcro, non Andreotti in sé. Resta per questo un bel film "storico", ma non certo un capolavoro che trascende le circostanze.

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