martedì 24 febbraio 2009

Primo lancio...


A volte chiedo alla voce di dirmi, di pronunciarmi. Forse è quello che per essenza è l'indistinto. Un indistinto di cui non saprò mai se è ciò che percepisco, più esattamente sento: se è qualcosa di cui sono cosciente: una nota, un timbro, un interstizio, una demarcazione, nessun margine, uno svanire, un apparire: non saprò mai se sono suggestionato dallo scorrere, se è l'appercezione, se è il fuori, se è.
A volte sembra di riconoscerne l'intenzione, è come una rielaborazione estetica, essa eccede, è eccedenza, si eccede. Pare che lei sia lì e la si senta come un sibilo, un sussurro continuato, sempre uguale, mai riconoscibile in un detto. Pare altre volte, che sia violenza che non si esaurisce nell'atto, che non è l'atto, che non sia nell'atto, ma che ci sia come una dichiarazione...
....la parata si impone alla vista, in tutta la sua orchestrazione, è così prorompente da non permettere di sciogliere la sensazione di totalità che provoca benché ci si possa concentrare sui suoi ballerini festanti, sui tendoni e gli scoppi, i suoni e gli applausi. Dinnanzi la folla e lei che avanza, lei che avanza con la sua impressione gigantesca, ci assorbe, ci colpisce. Poi come per un risveglio insofferente vogliamo, vogliamo e vediamo che era tutta lì ed ora è tutta altrove, è passata, noi siamo distanti ma non ci è sembrato che lei ci abbia allontanato, che lei potesse privarci del suo materno abbraccio deliberatamente, avevamo semplicemente bisogno della nostra indipendenza e non era possibile che lei potesse privarci del suo materno abbraccio deliberatamente; ormai distanti siamo soli, la calca si dirada, l'impressione di soffocamento e insieme di abbandono ad un unico respiro, è passata. Ci voltiamo e d'un tratto riconosciamo il legame che ci conduce alla sua scia, sembra di sentirla ancora la parata lì lontano, se non ci fosse nulla a distrarci, se non dimenticassimo di trattenerla potrebbe sembrare di sentirla ancora la parata lì lontano, resterebbe quella grande voce; e ci voltiamo stupiti, deve essere vicina, deve averci unito a lei, è una minaccia suadente, una nostalgia viva, resta quella grande voce forse ne facciamo ancora parte, mentre la sentiamo riecheggiare quando sembrava ormai che dovesse essere concluso tutto. Sorridiamo prima di rientrare nelle mura domestiche quando sembrava ormai che dovesse essere concluso tutto e senza chiederci più di tanto, come se ci dovesse essere certamente una qualche spiegazione a quella voce, a quei suoni che tornano, non si sa bene da dove...quella grande voce...

extitolum:...nello stagno

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