venerdì 6 febbraio 2009

I Classici

Aggiungo il link di un "interessante" articolo sul rapporto generico con quelli che sono considerati i classici della letteratura(articolo). La definizione, inserita nell'articolo, è quella di canone letterario che fa di un'opera un classico. Questo certo estendibile a qualsiasi disciplina in cui si considerino alcune opere come dei classici. E la domanda che per prima ci si dovrebbe porre è se ci sia bisogno di questa categoria o sia "interessante" chiedersi cosa o no è considerabile classico...ma si deve ammettere che questa domanda non sussiste, per fortuna, anche solo per il fatto che non stiamo qui a dimostrare una verità, ma al massimo a ragionare su un fenomeno che di per sé appare strano: esistono definizioni o più propriamente aggettivi che possano nascondere la qualità, essi non definiscono propriamente, ovvero non distinguono e forse nemmeno accomunano ciò a cui si accostano. Ne è un esempio il "classico", che di per sé in realtà non si sa bene quali qualità e caratteristiche associ all'opera; esso descrive la sua diffusione? La sua popolarità? Il suo valore? La sua immortalità presunta? L'influenza sulla cultura della propria civiltà? La capacità di esprimerla, di esprimerne dei tratti? La bellezza dell'opera? La quantità di esperti del settore che la apprezzano? O che la criticano? La quantità di citazioni che ha avuto? Tutte queste cose insieme? Nell'articolo si cita Berardinelli che dice che un classico è ciò che sopravvive a ondate di consenso successive, e allora mi chiedo un'opera che sopravvive pur non avendo ricevuto mai consenso è o no un classico? Potremmo fare l'esempio di un maestro del cinema che ha recuperato per un suo film la figura di Ed Wood, quello considerato come il peggior regista della storia, praticamente rendendola un classico, o forse mi sbaglio? E in una cultura postmoderna e citazionista che è passata attraverso la pop-art,il pulp e la consacrazione dei b-movie, dove tutto è recuperabile e ogni cosa è associabile in quanto fruibile, come fare a dare voce alla parola classico? (Potrebbero essere pippe da critici, se non fosse che tutti usiamo questo termine, per lo meno però credo che quando lo usiamo noi, una cosa la intendiamo tutti, se un'opera è un classico indipendentemente da tutto è certamente "interessante" conoscerla.)

2 commenti:

Luciano ha detto...

Un post molto interessante. In effetti è complicato definire quando un'opera diventa "classica". Forse è classica in senso diacronico? Ossia un'opera è classica solo perchè è trascorso tempo dalla sua produzione? O perché è stata innovativa creando nuovi stili e magari nuove regole, diventando quindi un punto di riferimento per le opere che seguiranno? Ma se, ad esempio, L'Ulisse di Joyce è un classico (testo innovativo sì, ma indubbiamente poco letto e poco considerato) deve aver prodotto una scuola (oppure un’opera classica non necessariamente deve fare scuola?). Quando poi un romanzo, un film, una pièce teatrale diventano classici? Sinceramente non saprei. Forse si "parla" di classicismo quando una teoria o un sistema o un modo di operare prendono il sopravvento? Strutture che si riferiscono in parte o totalmente, o alludono ad un “capostipite”, quando questo diventa esempio, modello? Un lavoro diventa quello che ne facciamo, ma allo stesso tempo rimane anche quello che in fondo non conosciamo. Per questo secondo me molti film (romanzi) del passato, considerati “classici”, sono anche qualcosa di più di un modello, sono soprattutto opere innovative, originali, moderne, d’avanguardia, esattamente il contrario di tutto ciò per cui oggi vengono osannate.

Artax ha detto...

Verissimo ciò che dici, se poi si considera che solo per il fatto che vengono ancora considerati, quelli che vengono definiti classici, praticamente non hanno mai concluso il loro ruolo di essere "nuovi", si potrebbe dire di "tradurre un testo a venire"...allora forse dovremmo coniare, lungo la scia della tua nota, un nuovo significante, come una perifrasi ossimorica "avan-classico", ma non faremmo che cadere forse nella solita trappola della lingua...anche se almeno con umorismo...