mercoledì 25 marzo 2009

Quinto lancio: Quando vorremo sentire paura...



Propongo, come a volte mi capita di fare, alcuni articoli...la loro portata è indiscutibile e perlomeno affascinante, almeno quanto è disorientante la prospettiva, se ancora di prospettiva si può parlare...tra una quantità di tempo diranno: un tempo c'erano binari, strade, rotte, tutte si fondavano sul principio della linea, più spesso una linea poco distante da un'altra, che proseguiva sorella, parallelamente...le chiamavano vie...poi successe che anche le linee scoprirono di non capirsi, si sentivano diverse, presero ad allontanarsi. L'uomo sulla via iniziò a chiedersi se fosse un miraggio pareva proprio che i margini si stessero allargando, lui non ci fece troppo caso, del resto non poteva fermare il suo cammino e dopo poco si accorse di essere su uno spazio aperto, nessun margine certo! ora poteva correre a caso, poteva fare curve o cerchi, non avrebbe fatto differenza.
Si narra che passato del tempo si trovò a disperarsi, non sapendo dove fosse, cercava una traccia ma aveva dimenticato troppo presto il bagliore tenue che affascinava il suo orizzonte...

Gli articoli:
- Le emozioni della musica
sono davvero universali


- Arriva la «virtualità reale»

- Se arte e merce si scambiano i ruoli

extitolum:...ci cingeremo con le nostre stesse infinite braccia

1 commento:

LaRanaCattiva ha detto...

Credo che alla fine tutto finisca per collegarsi. Possiamo partire da un momento qualunque della storia, ma finiremo sempre per trovare un punto di incontro anche per le vie apparentemente paralle, magari grazie ad una viscosa ragnatela di corrispondenze. Se la realtà è una sola perchè autolimitarsi al ragionamento per compartimenti stagni ? Mica ci siamo fermati alla geometria euclidea! Tutto soggiace ad un unico principio, ovvero, l’incapacità umana di riconoscersi come singolo soggetto compiuto in sè e contemporaneamente compiuto nei suoi simili, tutti legati a generare la realtà che conosciamo. Questa sorta di ovvio egocentrismo, che giustifico perchè imprescindibile per mantenere una identità, finisce però inevitabilmente per portarci alla dannata sensazione che manchi qualcosa e questo “qualcosa” sono gli altri. Analizzarsi, riconoscersi, costruirsi per poi analizzare, riconoscere e ricostruire l’alieno, in una altalena infinita tra dentro e fuori. Tutti gli articoli suggeriti non fanno altro che confermare questo assunto...declinando un medesimo bisogno, la comunicazione. Comunicare a volte è difficile, ma l'utilizzo di un linguaggio universale che sia quello emotivo (arte in genere e nello specifico la musica) o quello della ragione (matematica e di seguito la sua concretizzazione prossima: tecnologia) semplifica notevolmente le cose. Ma cosa spinge ognuno a comunicare? Forse la necessità umana di provare l’illusione dell’eternità che non ci appartiene ma che tanto vorremmo e per di più nella completezza di anima e corpo. Reale, concreto, tangibile insieme a sogno, illusione e metafisico. Perchè tanto sforzo? Per ottenere cosa? Semplice la Felicità, ma non quella sensazione limitante e limitata nel tempo che ha a che fare con il terreno, bensì la Beatitudine perenne raggiungibile solo attraverso la comprensione delle strutture prime del mondo, che molto si avvicinano alla spiritualità. Una vexata quaestio che nei secoli in molti hanno tentato di descrivere e risolvere, giocando su posizioni laiche o religiose. Qui siamo ben oltre, siamo all’unione delle due istanze, perchè è giusto che una non finisca per escludere l’altra, perchè siamo fatti così e dobbiamo accettarlo, un corpo ed un’anima che vivono in una unica realtà, che tentano di comunicare all’altra la propria incompletezza ed incapacità di raggiungere la tanto agognata Felicità. Nessuno sbaglia, nessuno ha pienamente ragione, solo perchè ognuno è incompleto a modo suo se preso singolarmente.
P. S. Ho fatto un calderone come al solito, ma questa è solo la mia visione alle ore 12:30 di Lunedi 30 Marzo 2009, non garantisco per la sua durata ....