lunedì 7 aprile 2008

Un racconto in un ricordo.... 'A PERFECT DAY FOR BANANAFISH'





"DON'T EVER TELL ANYBODY ANYTHING. IF YOU DO, YOU START MISSING EVERYBODY". (J. D. SALINGER)





L’ho rubato, è in tasca. Tanto non se ne accorgerà, quella borsa è un casino. Come un riassunto, in cui crediamo di leggere le cose che mancano. Non se ne accorgerà, mi ripeto.
Mia madre ha gli occhiali che puntano il finestrino, ma gli occhi mi camminano addosso. Cercano il dialogo, tra le pieghe del cappotto.

Tutto bene?
Mm.
Viene a prenderti tuo padre, se si degna.
Ok ciao.
Esco dalla macchina.
Ne manca uno…
E la faccia, già proiettata sul cancello, torna indietro al finestrino come un elastico. Si fa bianca.
Chiara, sulla giacca!
Non guardo niente, un ricciolo di mia madre che sbrodola dal vetro abbassato. Sgrano con le dita la fila di bottoni. C’è un vuoto all’altezza dello stomaco.
Dai vai, che fai tardi. Sento il colore tornarmi sulle guance.
All’entrata c’è Ljuba, truccata che sembra un panda. Prendo dalla tasca il pacchetto e accendo una sigaretta. Per non tossire gli occhi mi diventano liquidi. Guardo le tette di Ljuba avvicinarsi, con la scritta PERFECT DAY sulla maglietta di pizzo. Ne hai mica una?, mi stanno chiedendo. Porgo il pacchetto: siete grosse persino per essere in quinta, penso. Ljuba ringrazia e sculetta via nervosa, io sorrido alla scritta.
Poi cerco con la mano sullo stomaco. Il vuoto è lì, largo un’asola.

Quel giorno ho letto Salinger, per la prima volta. Un racconto non più lungo di 10 pagine, che mi è ricapitato tra le mani in questo periodo. ‘A PERFECT DAY FOR BANANAFISH’: me lo ricordo per la strana coincidenza con la maglietta di Ljuba e per quei pescibanana che da subito hanno attirato la mia attenzione. Perfect Day… A perfect Day for Bananafish. È strano come i ricordi si aggrappino ai dettagli e vi rimangano impigliati: una scritta applicata su una t-shirt di dubbio gusto, un titolo curioso. Lì, un filo tirato tra il pizzo e la pagina. E se il ricordo è selettivo, il mio si diverte a scegliere accostamenti improbabili…Ljuba se ne va in giro col suo giorno perfetto e un branco di pescibanana a morderle il culo. Non potrei giurare che non sia davvero accaduto.
Comunque io avevo 14 anni e cominciavo ad assomigliare a quel bozzolo di maglioni e sudore che sarei stata per tutta l’adolescenza. Maglioni pezzati di timidezza, i peggiori! Ljuba no, lei era già in quinta e lo è sempre stata per quanto mi riguarda. Nata con le gambe lunghe, il profilo pettinato, il vestito che ti cambia la giornata. Pure il nome esotico le avevano dato, lo stesso che i miei non sapevano pronunciare. Popolare, lei. Mica come me, che ricorrevo a un pacchetto di sigarette rubate per farmi notare.
In classe mi succedeva di preferire alla Storia le storie, quelle al plurale e con la esse minuscola. Che se proprio di guerra bisogna parlare pensavo, meglio farlo con Kurt Vonnegut e il suo ‘mattatoio’. Fu la tecnica a portarmi a Salinger nell’ora di chimica. Il luogo, perché nulla è più importante della prospettiva. Penultimo banco in fondo, vicino alla finestra. Non l’ultimo, che può destare sospetti; il penultimo, protetta da una trincea di compagni attenti alle formule come si aspetta l'arrivo del nemico. In sordina. Il resto era per lo più tecnica, già abitudine: il libro di chimica a coprire quello di racconti, l’occhio sinistro mobile sulla storia, l’occhio destro fisso sullo stronzio alla lavagna. Ogni tanto un cenno col capo allo stronzo di fronte allo stronzio.
Salinger pubblica il racconto nel 1948, sul New Yorker; io lo leggo per la prima volta nel 199... (è così essenziale ricordarlo?) e di nuovo nel 2008, quasi per caso. L’effetto è sempre lo stesso, difficile da gestire. Le storie sono tre e insieme una, in un continuo frammentarsi e ricomporsi dei giorni nel Giorno, dei momenti nel Momento…in senso inverso della Storia nelle storie.
C’è il giorno di Muriel, a laccarsi le unghie in una stanza d’albergo della Florida invasa da agenti pubblicitari. È “il tipo di ragazza che non pianta le cose a metà - qualsiasi cosa - per un campanello”, che parla al telefono con la madre di scottature da luna di miele e dei disturbi del marito Seymour. Entriamo nella vicenda dalla cornetta, ci abbandoniamo ad essa come ad un piano sequenza cinematografico.
E c’è il giorno di Sybil Carpenter, che dice ‘acchiappatoio’ e pensa che sia più di un abito di spugna; e vive il tempo come lo vivono i bambini e gli scrittori. Senza un prima e un dopo, senza l’orologio. E’ una bambina vera, di quelle che Salinger sa raccontare. Ha solo sei anni e il lettore le corre dietro, lascia la stanza d’albergo-gli psichiatri alla moda in vacanza-i pettegolezzi di due donne sdraiate al sole… lascia l’America dal sorriso patinato del secondo dopoguerra. Gira le spalle alla Storia, perché la corsa di Sybil ci sembra più importante e non possiamo lasciarcela scappare. La sua fuga preannuncia quella del più noto Holden Caulfield in “ The Catcher in the Rye”, un libro che ha in sé ciò che nessun romanzo di formazione dovrebbe dimenticare: la critica al mondo adulto. Forse è proprio grazie a Sybil che arriviamo a Seymour e al suo giorno perfetto.
Nel loro dialogo sta la metamorfosi del folle in profeta:
- Signorina Carpenter. La prego. Conosco i miei doveri, - disse il giovanotto. - Tu devi solo tenere gli occhi bene aperti per il caso che passi qualche pescebanana. Questo è un giorno ideale per i pescibanana.
- Non ne vedo neanche uno.
- E’ comprensibile. Hanno delle abitudini molto singolari. Molto, ma molto singolari.
Continuò ad avanzare spingendo il materassino. L'acqua non gli arrivava al petto. - E una vita molto tragica, la-loro, poveretti, - disse. - Lo sai cosa fanno, Sybil?
Sybil scosse il capo.
- Vedi, nuotano dentro una grotta dove c'è un mucchio di banane. Sembrano dei pesci qualunque, quando vanno dentro. Ma una volta che sono entrati, si comportano come dei maialini. Ti dico, so da fonte sicura di certi pescibanana che, dopo essersi infilati in una grotta bananifera, sono arrivati a mangiare la bellezza di settantotto banane -. Avvicinò di mezzo metro all'orizzonte il materassino e la sua passeggera. - Naturalmente, dopo una scorpacciata simile sono così grassi che non possono più venir fuori dalla grotta. Non passano dalla porta.

In una storia per bambini, si scriva di nuovo con la minuscola, Seymur Glass (reduce di guerra, sposato alla donna sbagliata, affetto da disturbi senza un nome) fa di un giorno qualunque un giorno perfetto. E il racconto del pescebanana e della sua ingordigia é forse la vera Storia dell'uomo...ma che importa saperlo, l'importante è arrivare alle grotte di Seymour e alla fine del giorno.
Ancora una cosa sull'inimitabile linguaggio di Salinger. Asciutto, tanto reale quanto evocativo. I suoi dialoghi svelano senza dire, tagliano via il grasso di quel maiale che è la realtà, lasciando sul piatto il cuore, che a forza di aspettere aveva smesso di battere. SEEN-BUT-UNNOTICED, direbbe qualcuno. Così a rileggerlo, 'A PERFECT DAY FOR BANANAFISH', mi ritrovo ad aspettare... come facevo a 14 anni, sui gradini della scuola. Una sigaretta rubata e una regalata. Attendere, parola dopo parola, che si sciolga quel grumo di confusione che ci fa stare in apnea. Scoprire, frase dopo frase, che il giorno perfetto è un momento. Trovare un buco al posto di un bottone. Infilarci un dito per riempirlo e ritrovarlo allargato. Un'asola e un mignolo.

P.S. Tzè, il finale col cavolo che ve lo anticipo... correte a leggerlo se non l'avete ancora fatto! Lo trovate in 'Nove Racconti' di Salinger.

3 commenti:

Artax ha detto...

Kia...grazie...che tirata di fiato...grazie...aaaahh, tira tutta un'altra aria ora!!(grande anche l'idea di non mettere il finale, ottima davvero!Bisognerà che mi attivi per finirlo!!) Grande entrata comunque nel blog...

kia ha detto...

Grazie del benvenuto!
Ora mi avventuro nella lettura del dibattito politico che hai scatenato... spero di uscirne viva, ho già intravisto paroline niente male!

Rèvolutionnaire ha detto...

Caspita, qui non ci si può assentare per qualche giorno, che mi tirate fuori dal cilindro questi post!Davvero piacevole Kia il tuo intervento ed ancor più piacevole è vedere che qualcuno nonostante tutto fa attenzione alle corrispondenze...libere associazioni di esperienze forse casuali, ma che a me, perlomeno,fanno sentire parte di un Tutto o forse solo di un Qualcosa, mah!
Ah, dimenticavo, grazie di avermi suggerito un modo per conoscere Salinger al di là del Giovane Holden!